Un viaggio in America

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  1. Galéh
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    "Certo che sono d'accordo sul viaggio!" esultai.
    Arrivammo tutti all'aereoporto. Al ché mi bloccai, pensando che giustamente non potevo partire senza dire niente ai miei.
    "Ragazzi, mi stacco un attimo, devo restare fuori e fare una chiamata."
    La chiamata durň piů del previsto.

    Quando raggiunsi la compagnia ero in netto ritardo, e correvo a perdifiato per non farli tardare ulteriormente.
    L'aria gelida fuori all'aereoporto mi aveva indurito la pelle del viso e delle mani, quindi lo sbalzo termico fu alquanto doloroso.
    Dopo aver salito e sceso innumerevoli volte scale su scale -il senso dell'orientamento non č mai stato il mio forte-, raggiunsi il gruppetto sopracitato.

    "Heeey!" salutai agitando la mano e correndo con quell'ultimo straccio di respiro nei polmoni "Accidenti gente, scusate" con quel mio accento un po' slang.

    Strofinai le mani l'una con l'altra, per scaldarle meglio -non le sentivo, in una parte oscura della mia mente pensavo "stavolta me le amputeranno, ne sono certa"- e poi con un sorriso a trentadue denti mi rivolsi a tutti quanti.
    Tirando fuori il portafoglio chiesi "Quanto č il biglietto?"
    Per l'albergo ci avrei pensato dopo le lunghe dodici ore di viaggio.
    Piuttosto guardai i cartelloni, non riuscendo ad individuare il nostro viaggio e dunque l'orario.
    "E tra quanto č l'aereo?" aggiunsi.
     
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155 replies since 29/12/2011, 22:22   7508 views
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