Cristiano e la coscienza

[FANDOM: Originale]

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  1. Adamas~
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    Cristiano e la coscienza

    Perché dovrei offrire figli ai trionfi della patria?
    Nessuno del mio sangue sarà mai soldato.
    -Properzio, “Elegie, Libro I





    0.

    COMBATTI PER LA TUA PATRIA!
    LA FRANCIA HA BISOGNO DI TE PER COMBATTERE LA SPORCA GERMANIA!
    Probabilità di morte:96%
    Ma ricorda, stai combattendo per la TUA PATRIA, per avere la tua GLORIA contro lo SPORCO OPPRESSORE!



    1.
    «E ora, firmi qui.»
    Pioveva ininterrottamente da quattro notti e tre giorni, e faceva freddo, talmente freddo che l'ufficiale, tutto avvolto nel suo cappotto nero segnato da qualche medaglia, tremava visibilmente. Cristiano, con il gelo e l'acqua che gli consumavano le ossa attraverso la giacca (la sua era grigia), guardò dapprima il graduato dagli occhi spenti e poi il volantino che questi gli aveva dato, non sapendo se firmare o meno.
    «Aria di neve.» aveva tentato di sdrammatizzare l'uomo. «Sarà difficile reclutare volontari con questo clima, ormai la gente pensa a starsene a casa, aspettando che la storia sia fatta dalla loro passività agli eventi.»
    Cristiano capiva perché restavano a casa, e non provò quella specie di disgusto che era dipinta sul volto dell'ufficiale senza nome. Ringraziandolo fece un cenno con la mano, come a voler ritornare dopo averci pensato accuratamente, ma quello l'afferrò, trattenendolo per un braccio.
    «Ci pensi. Cosa farà altrimenti?»

    2.
    Cosa avrebbe fatto altrimenti? Questo lo tormentava, logorandogli la coscienza.
    Nell'aria di neve parigina, Cristiano continuava a camminare senza un vero perché e senza uno scopo. La sciarpa che gli fasciava il collo lo teneva molto caldo mentre seguitava a piazzare un passo dopo l'altro, pensava e pensava a quello che stava per accadere alla Francia in quei giorni. Quello che stava per accadere al mondo, in quei giorni.
    Cosa avrebbe potuto realmente fare, altrimenti, della sua esistenza?
    Così aveva firmato, alla fine.

    3.
    Sarà difficile reclutare volontari con questo clima, ormai la gente pensa a starsene a casa, aspettando che la storia sia fatta dalla loro passività agli eventi.
    No, non era sicuramente per il clima che i volontari non c'erano, o erano troppo pochi. La verità era che la storia era realmente passiva.
    Chi di loro aveva deciso per la guerra? Chi di loro, pur sperandola, aveva fatto in modo che ciò accadesse? Chi di loro voleva combattere una battaglia non sua?
    La storia la si poteva vivere, ma non farla. A meno che non eri una grande personalità politica, s'intende, ma anche in quel caso eri legato a vincoli più antichi di te. Lui di certo non lo voleva quel patto che li legava tutti indissolubilmente all'Inghilterra, né provava così tanta antipatia nei confronti della Germania. Non sentiva quel sentimento di revanche contro i tedeschi che li avevano umiliati sotto Bismark.
    Entrando in casa e sedendosi su una sedia, Cristiano prese carta e penna per scrivere a sua madre della sua imminente partenza al fronte. Non voleva rivederla e mortificarsi per il suo dolore, quindi sarebbe partito subito dopo averle imbucato la lettera. Sospirò intingendo la penna nell'inchiostro e cominciando a scrivere.

    4.
    Il senso della vita gli sfuggiva, come sfuggiva a tutti d'altronde, ma una cosa semplice e concisa l'aveva capita: la vita non era fatta per morire in guerra, e non si poteva pretendere di porre fine alla propria esistenza forzatamente. Era un peccato.
    Peggio che un peccato, era arroganza, arroganza contro gli dèi.
    In fondo anche lui voleva un focolare domestico, una donna da amare e una vita senza pensieri.
    Il pensiero fisso era ormai la morte.
    Perché dunque aveva firmato?
    Davanti a Cristiano, la valle della morte, nei suoi colori grigi e rossi per la polvere e il fango e la terra e il sangue, facevano da sfondo a quella massa indefinita di cadaveri talora ammucchiati talora sparsi. L'odore di sangue e morte era pungente ed insopportbile. Sentiva il bisogno di vomitare, era come se tanti piccoli aghi bollenti gli trafiggessero il naso e lo stomaco. Si girò, verdastro in viso, verso un suo compagno, gli chiese di tenergli i capelli mentre si svuotava di tutta la bile e di tutto l'odio verso se stesso.
    Perché diamine aveva, dunque, seguitato a firmare quello stupido volantino?

    5.
    Neanche la gloria che promettevano sarebbe giunta.
    La gloria era intangibile. Non potevi stringerla fra le mani, non potevi appuntarla alla giacca a mo' di medaglia, non potevi sventolarla orgoglioso come fosse una bandiera, non potevi esibirla su un mobile di casa.
    Non era un ninnolo prezioso o un trofeo. E Cristiano sapeva che non se ne sarebbe fatto niente di quella gloria.
    Ma la società intera l'avrebbe respinto, quindi se non avesse firmato, cosa avrebbe fatto altrimenti della sua esistenza?
    Cristiano digrignò i denti, si lanciò alla carica imbracciando il fucile. Un compagno gli gridò cosa facesse, e perché mai abbandonasse la trincea, lanciandogli invettive disperate. Sapeva cosa avrebbe fatto: se ne sarebbe semplicemente fregato, probabilmente.
    Come se ne fregava della guerra, dei tedeschi, dei francesi, della trincea, di sua madre, di tutto quello che gli stava capitando. Non era più la sua vita, ormai.
    Cristiano non sentiva quell'amico che urlava per lui, Cristiano era già oltre, voleva porre fine a tutte le sue tribolazioni, e seguitando a correre gridò.
    «Viva la vita, muoia la patria!»
    Uccise un tedesco, ne uccise due, poi morì anche lui.

    6.
    Noi siamo i morti.
     
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