Il campionato dei guappi

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  1. »Dante
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    Il campionato dei guappi



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    C’è il portiere, c’è il centravanti, c’è l’allenatore, c’è il presidente e c’è l’immancabile sito internet societario. Nella settimana caraterrizata dalla destinazione finale di Cagliari-Milan (tira e molla da teatro dell’assurdo con tanti complimenti al Prefetto di Cagliari e alla Lega Calcio), ecco alcune scenette che testimonia la mediocrità del calcio italiano di oggi.
    Il dito medio mostrato da Delio Rossi a Burdisso e l’uscita dal campo del tecnico (espulso) intento ad aizzare il popolo di Marassi merita l’oscar della stupidità della domenica. Poco può interessare che ci sia stata o meno provocazione: l’avversario va rispettato ogni volta, e se può accadere che un calciatore manchi di rispetto a un allenatore (della squadra propria o di quella avversaria) meno bello che accada il contrario.
    Non si aggiungerà credo alla voce “balotellata” l’esultanza del dopo-gol di Mario Balotelli, intento con la sicumera universalmente riconosciutagli a zittire il popolo cagliaritano più che a festeggiare il terzo centro in due partite. Certamente a SuperMario piace provocare e non dispiace di avere addosso gli strali dei tifosi avversari. Che vedono in lui un rivale temibile e un “nemico” da fischiare più per gli atteggiamenti da guappo che (fortunatamente) per il colore della pelle.

    Colori – il bianco e il nero – si sa non graditi dalle parti di Firenze e della Curva Fiesole. Ma il siparietto di Viviano che sfila e mette a terra la maglia di Pirlo fresco cimelio conquistato dal compagno di squadra Borja Valero è un’altra di quelle scenette che ci saremmo potuti evitare. E ricordiamo per inciso che qualche anno fa i Della Valle avevano provato (con poco successo) a inserire anche nel calcio italiano una specie di terzo tempo rugbystico… Diciamo che la partita di sabato non era stata inserita con grande sportività dai responsabili della comunicazione juventina: chissà se il video “benvenuti all’Inferno dello Juventus Stadium” avrà fatto rivoltare nella tomba l’avvocato Agnelli, scomparso circa dieci anni fa, uno che di stile ne aveva da vendere…

    Non in grande stile neppure la battuta – in slang veneto – del presidente Berlusconi su Allegri: quel “no el capise un casso” dal sen sfuggita alla ricerca, magari, di un mezzo sorriso e di qualche voto nell’urna.anche per la “missione” di educatore insita nel ruolo stesso del tecnico.

    Redatto da »Dante

     
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0 replies since 11/2/2013, 23:22   21 views
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